LE PRODUZIONI CERTIFICATE CALABRESI COME VOLANO DI SVILUPPO
REPORT GIORNATA 17/04/2019 TAVOLO TEMATICO “LE PRODUZIONI CERTIFICATE CALABRESI COME VOLANO DI SVILUPPO”
Compilatori: Dott.ssa Emanuela Milone – Agronomo Vivai Milone – Vicepresidente Donne in Campo Cia Calabria
Iniziativa: Misura 1 – Trasferimento delle conoscenze e azioni di informazione – “LE PRODUZIONI CERTIFICATE CALABRESI COME VOLANO DI SVILUPPO”
Sede: Gran Hotel Lamezia – Piazza Stazione Centrale – 88046 – Lamezia Terme
Su iniziativa di: CIA – Confederazione Italiana Agricoltori – Comitato Regionale della Calabria
Presenti: Dott.ssa Emanuela Milone Vivai Milone e Donne in campo Cia; Bartucca Antonio Apicoltore, Camisano Carmelo I.A.P., Denisi Domenico Agricoltore, Lamberti Salvatore, Denisi Mariagrazia Studente Universitario, Tropea Saverio Agronomo, Tori Salvatore Agricoltore, Mastroianni Umberto Presidente Cons. nero di Calabria, Corrado Francesco Coppi, Santoro Francesco Frantoio, Bruno Marcello ARSAC,Cava Gianluigi I.A.P., Corrado Melio Az. Agricola, Mastrangelo Giovanni Agronomo, Vetere Nicola Az. Agrumicola, Fazio Oreste Az. Agricola, Codispoti Luca Az. Agricola.
Punti della giornata
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Al tavolo, coordinato dalla Dott.ssa Emanuela Milone, hanno preso parte addetti del settore, tecnici, imprenditori, ricercatori e studenti.
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Definizione di “Produzioni Certificate” – Tutti i convenuti si sono interrogati sulla definizione di “Produzioni Certificate” e sono pervenuti a identificarle come produzioni di qualità. Declinare il termine qualità è stato difficile, avendo mille sfaccettature e diversi punti di vista, ma nelle discussione è stato individuato un elemento comune definito come “valore aggiunto”. Per produzioni certificate si intendono tutte quelle produzioni normate dall’UE e riconosciute come di qualità. Lo sviluppo delle produzioni di qualità certificata viene individuato come uno degli elementi chiave per conferire al prodotto un valore aggiunto che consente di differenziare il prodotto sul mercato. Questo consente al settore agricolo sfuggire alla crescente concorrenza di prezzo, soprattutto a quella proveniente dai Paesi Terzi. Inoltre, migliora la valorizzazione della produzione agroalimentare nazionale e quasi sempre lo lega al territorio e al rispetto dell’ambiente.
Oggi più che mai le scelte imprenditoriali, soprattutto nel settore dell’agricoltura, non possono prescindere dal concetto di sostenibilità. Sostenibilità prima di tutto economica, non dimenticando la natura economica delle imprese agricole, poi sociale, per rimarcare l’impatto sociale che l’agricoltura ha sul territorio in cui opera, e la sostenibilità ambientale, essendo l’agricoltura il primo custode del territorio, con cui istaura un rapporto di interscambio, dalla terra riceve e alla terra restituisce.
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Il “valore aggiunto” delle produzioni certificate – Tutto quanto sopra descritto è ascrivibile in quel concetto di “valore aggiunto”.
Fare produzioni certificate sicuramente ha un costo, diretto e indiretto. Perché questo costo di produzione maggiore venga riconosciuto al produttore dal consumatore il prodotto deve essere individuato in maniera inequivocabile sul mercato e deve esserne riconosciuto distintamente il valore aggiunto.
Questo è il primo problema legato alle produzioni certificate, ossia la mancanza di sensibilità da parte del consumatore o la scarsa informazione legata alla qualità e al carattere distintivo di quel particolare prodotto.
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Interventi, spunti e riflessioni – Dal tavolo sono emersi due risvolti della stessa problematica: da una parte c’è una scarsa attenzione del consumatore, dall’altra una carente informazione da parte del produttore. È emerso, da un semplice gito di tavolo, quanto poco o anche niente un’impresa media calabrese investa in comunicazione. Facciamo produzioni eccellenti, ma se non sappiamo comunicarlo questo non ci viene riconosciuto o non ci viene riconosciuto adeguatamente. Inoltre, oggi chi fa agricoltura, ha anche il compito di restituire dignità ad un comparto che troppo spesso è denigrato e visto come una cosa antica e svilente. L’agricoltura assolve alla funzione primaria di produrre cibo, ma è anche salvaguardia del territorio, custodia dell’ambiente, riscoperta delle tradizioni, apporto di innovazione e tutto questo è necessario che venga veicolato sul territorio. Un’impresa che produce eccellenze non può che aprirsi e raccontare i propri valori, nell’ottica di assolvere al ruolo sociale indiretto che un’impresa ha sul proprio territorio, per la crescita di tutto il comparto agricolo e perché venga riconosciuto il reale valore dell’agricoltura.
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Sensibilizzazione del consumatore e partecipazione da parte dei consorzi di tutela, organizzazioni di produttori, Regione, Camera di commercio ecc. – Un altro aspetto cruciale è chi debba assolvere alla sensibilizzazione del consumatore e a che livello. Il discorso è molto articolato e merita un ragionamento dedicato e una pianificazione puntale ed efficace. In linea di massima si è stimato come antieconomico e poco incisivo che l’intervento venga demandato ad ogni singolo produttore, seppure ognuno deve dare il proprio contributo, ma si ritiene necessario che vengano pensate delle campagne dedicate da consorzi di tutela e organizzazioni di produttori. È necessario, inoltre, che a questo lavoro si unisca sinergicamente la Regione, con progetti di sensibilizzazione nelle scuole, per educare le generazioni future al consumo consapevole dei prodotti dell’agricoltura. Nel frattempo, per superare questo gap, si possono studiare azioni che mirino a favorire che i consumatori di secondo e terzo livello si orientino al consumo dei prodotti regionali di qualità, preferendoli a prodotti di altra provenienza, dando valore alla propria regione e accrescendone il consumo dei prodotti calabresi.
Altro attore che dovrebbe prendere parte a questa azione dovrebbe essere la Camera di Commercio che potrebbe collaborare nella formazione e informazione degli imprenditori sulle produzioni certificate e potrebbe, come in alcune provincie è già stato fatto, farsi carico di alcuni passaggi del processo di certificazione, nell’ottica di ridurne i costi.
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Conclusioni – L’importanza di “far rete” – Altra nota dolente della nostra realtà imprenditoriale è la scarsa propensione a fare rete. Le OP che esistono sono poche e troppo spesso fittizie. Fino a quando non capiremo veramente che è possibile crescere solo mettendo a sistema le proprie energie, sarà difficile fare il salto di qualità che è necessario per competere sul mercato. Rimaniamo una regione dalle mille potenzialità inespresse, perché forse non ci crediamo abbastanza, non sappiamo riconoscere il nostro valore e di conseguenza non lo sfruttiamo, non lo comunichiamo e non lo condividiamo.
Per le produzioni certificate, come per tutte le produzioni calabresi, vanno studiati progetti di filiera che aiutino a strutturarci in maniera seria ed efficace e ad aggregare il prodotto per una commercializzazione che non ceda ad altri il compenso di quel valore aggiunto che produciamo.
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